Archivio | novembre, 2007

Viaggio Francia – Svizzera – Germania – Austria — agosto 2007

19 Nov

Le nostre Alpi, confine di stato, spartiacque naturale, maestose montagne che guardo tutto i giorni dalle finestre di casa e dell’ufficio. Queste montagne mi hanno sempre attratto, vuoi per lo sci pittusto che per la camminata ma, soprattutto, come sede naturale della meta motociclistica per eccellenza di tutti i centauri, ovvero il passo Alpino. E così che, dopo aver frequentato tutti i principali passi del nord Italia e della vicina Svizzera, decido di dedicare una settimana abbondante delle mie ferie estive a girare il lato esterno delle Alpi. Onestamente devo dire di aver preso ispirazione per parte del percorso da un report di un collega motociclista che aveva appena percorso la Route des Grandes Alpes, la sua descrizione di luoghi e suggestioni mi aveva colpito. Parto così a disegnare il mio itineriario basandomi sui suggerimenti del sito ufficiale del percorso ovvero http://www.routedesgrandesalpes.com/pages/home/index.php

Scopro così che questo insieme di strade diventano un vero e proprio percorso ad opera del Touring Club di Francia a partire dal 1913 e viene ultimata, con l’apertura del Colle dell’Iseran nel 1937. In pratica è un percorso che parte da Mentone, piacevole cittadina affacciata sul mare dela Costa Azzurra, ed arriva fino al lago di Ginevra superando un totale di 18 passi alpini, di cui 8 sopra i 2000 metri. E qui parliamo anche di cose tipo Il Col de la Bonnette e il Galibier oltre all’Iseran. Luoghi da sci estivo, passi che aprono giusto da giugno a ottobre. Dove qualche mese dopo siamo nel pieno della stagione sciistica e della strada non rimane praticamente traccia.

La Route diventa quindi il tracciato in territorio francese della mia vacanza che poi però prende forma e prosegue in territorio elvetico e su fino alla Foresta Nera tedesca per poi proseguire fino ai splendidi castelli del Principe Ludvig da dove rientrare in Italia passando per l’Austria dove attraverseremo anche sua Maestà il Glossglockner (ma qui esprimerò nel seguito i miei dubbi in merito).

Sono ormai le 11:00 del mattino quando, insieme al mio compagno di viaggio, testè conosciuto e visto per la prima volta (potenza di internet e del newsgroup IHM), ci mettiamo in viaggio alla volta di Mentone. Qualcuno che non sono io suggerisce di evitare l’autostrada, quindi ci sottoponiamo volontariamente alla terribile tortura dell’attraversamento di San Remo e Ventimiglia. L’avessimo mai fatto. Comunque beno o male arriviamo a Mentone e puntiamo diretti verso Sospel, sosta predestinata per il pranzo. Dopo una breve libagione a base di pane e prosciutto Rebbe (nick del mio compagno di ventura) decide di approfittare della toilette: non è un bel esordio per i transalpini, definire “cesso” tale luogo infetto è giusto un complimento.

Poco male, io me la tengo e partiamo, ci attende il Col de Tourini, il primo “Passo” degno di tale nome che andremo ad affrontare in questo lungo viaggio.

Il Tourini ci accoglie senza che ce ne accorgiamo, ovvero ci aspettavamo cartelloni e cartellini ed invece poco o nulla rende giustizia al luogo, giusto un paio di informative sui percorsi del Parco del Mercantour, nel quale stiamo entrando.

La discesa verso nord è molto più bella del lato sud, strada levigata, molte curve a vista seppur leggermente strette. In questi casi il navigatore che mi accompagna ed aiuta a valutare il percorso, tornando spesso utile nelle curve cieche.

Alla fine della discesa una pioggerellina sempre sempre più insistente ci convince a cercare un albergo per la nostra prima notte in terra francese. Ci fermiamo quindi a San Martin Vésubie, paesino caratterisco, porta del Parco del Mercantour (http://www.mercantour.eu/content/section/5/64/lang,it/) luogo di sicuro interesse per chi desidera anche fare lunghe passeggiate in mezzo a folti boschi con una flora ed una fauna rigogliose.

A San Martin Vésubie troviamo alloggio presso un albergo del centro, sicuramente non il più economico, l’Edward’s Park (http://www.cote.azur.fr/hotel_edward-s-park-hotel-et-la-chataigneraie-saint-martin-vesubie_599_lang_it.htm) ma che ci permette di parcheggiare le moto nel retro ed offre stanze con bagno e doccia interne (non pensate che avere doccia e wc in stanza sia una cosa ovvia, chiedere sempre prima…), il tutto per 71 euro la stanza.

Il mattino successivo un bel sole squarcia le nubi della sera precedente e ci mette di buon umore. In effetti andare alla scalata del Col de la Bonnette con il suo belvedere a 2800 metri e spiccioli sotto la pioggia non sarebbe stato il massimo della vita, soprattutto perchè ci mette un attimo a diventare neve…

Invece uno splendido sole ci accompagna fino in cima alla Bonnette dove scopriamo un falso pure mal celato: i nostri cugini francesi dichiano la route del Col de la Bonnette come la più alta d’Europa, tutto falso, anche perchè per oltrepassare il nostro Stelvio hanno creato apposta un girotondo sul colle che alza la strada oltre i 2800 mt, percorso carino per fare due foto, inutile ai fini dell’attraversamento del passo. Dal punto più alto del nostro percorso puntiamo verso il Col de Vars ed a seguire il conosciuto Izoard, strade perfette per il turismo, tenute bene e pure divertenti ma la cigliegina rimane l’automobilista francese. Infatti il tipico automobilista francese non sarà disciplinato come il tedesco e neppure tranquillo come lo svedese ma è educato. E’ probabile che sin dai tempi della scuola guida gli abbiano inculcato il seguento concetto: “il motociclista ha sempre e comunque la precedenza e ti devi togliere di mezzo quando arriva una moto”. E così succede, basta arrivare dietro ad un’auto, farsi vedere negli specchietti e come d’incanto l’auto accosta se non addirittura si ferma e lascia passare, a volte salutando pure. Incredibile, in Italia se non stai con 6 occhi aperti ti arrotano…

·        Passato anche lo spendido Galibier ci apprestiamo a cercare riparo per la nostra seconda notte. Passata Modane, troppo “città” per i nostri gusti, ad certo punto mi cade l’occhio su una piccola indicazione che dice “Hotel Les Glaciers, Recommandé par le Guide du Routard 2007 ” e mi si accende una lampadina: quello è il nostro posto!

E anche qui vediamo giusto:il paesino è splendido, l’hotel ristorante molto caratteristico (http://www.hotel-lesglaciers.com/) e con 60 euro ci mettono a disposizione una depandance nel cuore del paesino, in pratica un appartamento per 5 persone tutto nostro.

La cena ci coglie impreparati, io con il francese me la cavo ma Rebbe è convinto che la “tartafilette” sia un filetto alla tartara e quindi ci avventuriamo in questa esplorazione grastronomica, attendendoci un piatto leggero di carne cruda ed invece ci ritroviamo davanti una splendida, squisita, succulenta mappazza di patate, formaggio, pancetta, cipolle e vari altri ingredienti ottimi ma di dubbia digeribilità (http://buoneforchette.canalblog.com/archives/2007/03/18/4349919.html) ma tant’è, farò dieta in seguito J

Dopo cena il lieto imprevisto: vediamo sempre più gente radunarsi, vengono distribuite candele e moccoli vari. Incuriositi decidiamo di attendere il calare delle tenebre per scoprire che ci farà tutta questa gente con un cero in mano.

Alle 21:00 in punto la processione pagana parte ed inzia il tour del piccolo paese che in 10 minuti è concluso ma lì la sorpresa: tutti in incamminano verso i boschi…

Dopo i primi 2 km intravediamo una chiesa e pensiamo che sia il nostro putno di arrivo ma non sarà così. Dopo altri 2 km buoni facciamo ingresso nel paese vicino e chi chiediamo cosa potrà succedere. Le ipotesi che emergono sono le più disparate, Rebbe insiste per un pestaggio generale fra gli abitanti dei due paesini, divisi da atavici rancori, io proprendo per qualcosa di più godereccio (sprecate pure le illazioni sui miei pensieri..).

Arrivata nella piazza la processione si ferma e tutti iniziano a parlare fra loro, mi avvicino per informarmi sul da farsi (mi devo procurare un ramo nodoso o un profumo…?). La risposta è avvilente: “Adesso facciamo due chiacchere con i vicini e poi ce ne torniamo a casa”. Insomma finisce tutto li. Carino comunque il ritorno al buoi in mezzo ai prati, una dotta disquisizione su Poe e Lovecraft ci tiene compagnia il giusto.

E’ già mattino, ora di ripartire, ci attendo l’ingresso in Svizzera! Ci beviamo Il Col de l’Iseran e la seguente Val d’Isère, con i suoi splendidi impianti sciistici, tutta d’un fiato. L’aria è frizzante ma il sole splendido. Attraversando Chamonix  il Monte Bianco ci regala una splendida vista sui ghiaccia che seppur in ritiro rimangono comunque maestosi. Ci dirigiamo quindi verso l’elvetica Martigny, deviando dal percorso originale della Route che porterebbe fino al lago di Ginevra ma noi dobbiamo puntare verso Sciaffusa e le sue cascate quindi tiriamo dritti sull’autostrada Svizzera puntando verso nord.

La sera decidiamo di fermarci nel ridente borgo (ridente finchè non vediamo il costo degli alberghi…) di Solothurn (http://www.solothurn-city.ch/topic3023.html) . La splendida architettura barocca di questo borgo ancora circondato di mura vale una visita, i prezzi di alberghi e ristoranti sconsigliano di fermasi più del necessario ma ormai è tardi e la tappa odierna è stata lunga. Quindi ci accomodiamo nella peggior e più costosa stanza (80 euro…) di tutto il viaggio, piccola e dotata giusto di un lavandino.

Prossima tappa del nostro viaggio sono le Cascate del Reno a Sciaffusa, famose in tutta la Svizzera oltre ad essere le più grandi d’Europa con un’ampiezza di circa 140 metri ed un salto di oltre 22 metri. Dopo le foto d’ordinanza puntiamo i nostri mezzi verso la Foresta Nera, lo Schwarzwald (http://www.viaggio-in-germania.de/foresta-nera.html) una delle foreste più antiche della Germania, uno dei pochi lembi rimasti della grande foresta che copriva l’Europa centrale nei tempi antichi.

Decidiamo di ripercorrere parte della  Strada degli Hohenzollern signori della zona. Un loro splendido castello è posto al centro di Sigmaringen (http://www.vacanzeingermania.com/ITA/destinazione_germania/master_tlfstrasse-id27.htm ) , proseguiamo poi fino a Gammertingen da cui un forte vento e minaccie di pioggia ci convincono a ripiegare verso la cittadina di Lindau, la cui parte antica è posta su di un isola e circondata di mura, vale una visita. L’abbiamo scelta apposta perchè è il punto di partenza della nostra tappa successiva ovvero la Deutsche Alpenstrasse (http://www.vacanzeingermania.com/ITA/destinazione_germania/master_tlfstrasse-id27.htm). Le statali tedesche sono il paradiso del motociclista: limiti a 100 km/h permettono di tenere i 110 km/h in tranquillità permettendo un sano divertimento motociclistico in messo a questi boschi che al calar del sole diventano comunqhe meno rassicuranti, sono comunque folti e i paesi abbastanza distanziati fra loro (si, lo so, dovrei leggere meno Dylan Dog…). Altro aspetto importante è la presenza dei divieti a 50km/h solo e unicamente dove servono ovvero a 50 metri dalla prima casa di un paese e spariscono immediatamente dopo l’ultima casa. Niente limiti assurdi in mezzo ai boschi o imboscate da Val trebbia o Futa. Alloggiamo in una delle tante Gasthouse presenti sulla terraferma (costa meno e sono costruzioni più recenti e moderne), senza infamia e senza lode.

Siamo quasi alla fine del nostro viaggio, ancora un paio di notti e saremo di ritorno a casa. E’ con una leggera tristezza nel cuore ci partiamo per la penultima tappa del nostro percorso ovvero da Lindau a Fussen percorrendo la Deutsche Alpenstrasse, una delle famose “strade a tema” tedesche. L’Alpenstrasse è in realta molto meno “Alpen” di quanto dica il nome, infatti corre su dolci collinette bavaresi che solo sfiorano le più alte montagne austriache, il percorso è comunque molto godibile e ci si può anche togliere qualche soddisfazione nei vari curvoni che abbracciamo la varie colline.

La vista dei Castelli ci accoglie nel nostro arrivo a Fussen, questi castelli furono costruiti per conto del Re di Baviera Ludwig II (1845-1886), il quale dilapidò quasi per intero le fortune del regno di Baviera nella costruzione di vari castelli del tutto inutili dal punto di vista difensivo (http://www.viaggio-in-germania.de/castelli.html –  http://www.neuschwanstein.de/english/index.htm ). Il più bello di questi, il Castello di Neuschwanstein, oltre ad essere rappresentato in milioni di puzzle in tutto il mondo ha di fatto inspirato il Castello di Biancaneve di Disneyland.

Troviamo quindi subito alloggio presso uno degli innumerevoli affittacamere in città trovando, con molta fortuna, un vero e proprio appartamentino per soli 50 euro totali. Dopo esserci scaricati del bagaglio e aver messo qualcosa sotto i denti ci portiamo nel grande parcheggio sotto i castelli ed iniziamo la nostra scalata verso il ponte di Maria (http://www.neuschwanstein.de/english/castle/surrounding/marienbruecke.htm ) dal quale è possibile fare delle belle foto del castello stesso.

Se poi siete dei fans di Wagner non potete perdervi al visita all’interno del castello, vi sono delle stanza dedicate ai temi della musica del grande compositore, di cui Ludwig era un fervido ammiratore.

Se invece siete dei fans dello stinco di porco e del maiale in generale non mi resta che consigliarvi di andare nel centro di Lindau per cena ed affidarvi al Menù che più vi colpisce, ce n’è da mettere su ciccia a non finire J

Ultimo giorno, siamo agli sgoccioli, ci aspettano il Glossglockner e l’ultima cena in territorio straniero questa sera a Sillian.

Il Glossglocker, bello, strada tenuta bene, tutto molto carino, però, però, 18 euro non sono pochi per un tragitto di 20’ a salire ed altrettanti a scendere. Soprattutto dopo aver visto i Colli francesi, altrettanto in ordine ma del tutto gratuiti. Quindi promosso, ma con riserva. Purtroppo ci manca la vista del ghiacciaio sul tratto cieco del percorso

(http://it.grossglockner.at/ ) a causa di un temporale al quale tentiamo di sfuggire ma che ci insegue fino in quel di Sillian dove abbiamo un appartamento prenotato presso la Gasthof Wirt (http://www.sillianerwirt.at/ ), splendido esempio di ristorante tirolese con appartamenti ai piani superiori, tutto in legno a vista e pavimenti in assi grezze, veramente caratteristico ed economico con i suoi 70 euro a notte.

E veniamo all’ultima cena, per festeggiare degnamente decidiamo di prendere il piatto di carne mista per due: un insieme pantagruelico di carne grigliata, riso, verdure e, non contenti, anche un paio di canederli giganti fatti aggiungere apposta.

Inutile aggiungere che sul piatto non lasciamo neppure la frutta di decorazione, tanta è la bontà del tutto.

Il mattino dopo con tristezza io e Rebbe ci salutiamo, da li è una normale amministrazione, Passo di Monte Giovio per raggiungere Merano e da li poi Passo Stelvio sotto una leggera pioggerellina che non mi impedisce un ultima botta di vita a base di pane nero, bratwuster e senape. Poi un lungo, noioso fondovalle mi riporta a Milano e alla vita di tutti di giorni.

 Alcuni dati riassuntivi: 8 giorni di viaggio,  2700 km, 13 passi alpini