Archivio | aprile, 2008

Report B-King

29 Apr

“The Finger of God”

La guardi, la osservi, ti colpisce e stupisce. Intimorisce anche, con quegli scarichi esagerati, sfrontati, sparati verso l’alto come a voler urlare. E urlano pure, ma non subito. Aspetta. Falle un giro intorno. Osserva anche gli altri particolari: il gruppo fanale che sembra la testa di Goldrake, reminescenza della nostra giovinezza; il gommone da 200, le pinze radiali, i raiser del manubrio. Poi ti fermi sul piatto forte, quello che colpisce il palato e non dimentichi, forte e speziato, il motore. Questo 4 cilindri 16 valvole da 1340cc, che già solo a vederlo da spento evoca immagini che fanno a botte con il Codice della Strada.

Poi dai un occhio alla scheda tecnica e l’occhio cade sulla potenza massima, 183 cv, cioè tanti, veramente tanti. E’ un numero che intimorisce già quando lo si legge. Figuriamoci a pensarli tutti e 183 collegati al nostro polso destro. Una potenza alla quale dare del Voi, il Lei non è abbastanza. 

Certamente Suzuki ha fatto del suo meglio per renderlo estremamente docile da utilizzare, abbiamo infatti un sistema di iniezione di ultima generazione a doppio iniettore per cilindro, con il secondo che entra in funzione agli alti regimi. L’aspirazione è gestita da una doppia farfalla, la primaria controllata dall’acceleratore e quella secondaria governata dalla centralina controllo motore che gestisce anche un altro importante aspetto ovvero il sistema di doppia mappatura dell’iniezione.  Allo scarico abbiamo poi una valvola in grado di parzializzare il condotto per ottimizzare la coppia ai bassi regimi. Ma visto che per questa B-King la Sukuzi non si è voluta far mancare nulla abbiamo anche valvole in titanio e pistoni forgiati, nonché una bella frizione antisaltellamento, che quando si guida sul serio non fa mai male.

E’ il momento di farci un giretto, la messa in moto è pronta, il 1340cc di questa Suziki B-King ronfa sornione al minimo, dentro la prima e via, troppo via… dieci metri di riga nera sull’asfalto in centro a Milano non è un buon esordio. Il polso si deve abituare a questa forza della natura. Quindi utilizzo  il comando della doppia mappatura che consente di scegliere fra la potenza piena e una potenza ridotta del 30% circa. Ovviamente seleziono questa seconda modalità, forse la più indicata per l’asfalto sporco e scivoloso del centro. Al contrario i freni danno subito feeling, la coppia di dischi anteriori da 310mm, frenati da ottime pinze radiali Nissin, è pastosa e modulabile anche alla basse velocità.

In città, nonostante un interasse di 1525mm, la Suzuki B-King risulta oltremodo agile, sicuramente più di quanto la mole imponente lascerebbe intendere, in effetti il peso dichiarato è di soli 242kg, non molti in assoluto per una moto di oltre 1300cc. Questo risultato è stato ottenuto con un lavoro certosino di cesello su varie componenti non strutturali della moto, un esempio sono le belle leve di freno e frizione finemente scavate nel lato interno ma anche le belle piastre delle pedane in lega leggera.

Allontanandosi dalla città e con il far della sera il traffico va scemando, è ora di rimettere sulla mappatura A e provare a girare un pelo la manetta. Giusto per partire dalle doti di ripresa ed accelerazione faccio un veloce esperimento: quanto ci metterà dal minimo a 100 km/h? Spalanco il gas a manetta, però, che bella spinta,  eccoci a 100km/h,  7 secondi, non male. Peccato che ero sì al minimo ma in sesta… insomma questo portento di motore partendo da 35 km/h e 1.000 rpm in sesta marcia dopo circa 7 secondi era già a 100km/h.

Ora però è giunto il momento di dare fiato alle trombe, di lasciar urlare questa Suzuki B-King.

E’ notte fonda, sono in “Germania”, ampia strada a più corsie deserta. Chiudo bene la giacca, controllo il casco, tutto ok. In me un misto di euforia e timore, tormento ed estasi di Michelangiolesca memoria.

Dentro la prima, un ultimo occhio intorno, le luci dei lampioni lontane, niente auto, soli, io e lei.

Rilascio la frizione e modulo il gas. Dopo qualche istante la ruota anteriore si stacca da terra. Il tornado sta nascendo. Continuo a dare sempre più gas in progressione, non ho voglia di ritrovarmela per cappello,  il tempo sembra scorrere al rallentatore, passati i 100 km/h metto dentro la seconda e spalanco completamente il gas, l’anteriore si rialza, ormai il tornado è diventato un F3. Sempre questione di istanti e a 180 km/h precisi cambio un istante prima dell’entrata del limitatore. In terza riesco finalmente ad apprezzare la progressione imperiosa di questo motore, l’allungo infinito, siamo ad oltre 235 km/h indicati quando il limitatore mi ricorda infine che devo cambiare marcia. Dentro la quarta fino ai 260 km/h indicati, dove entra il limitatore di velocità impostato a 250 effettivi, il tornado è ormai un F5, quello che gli americani chiamano “The Finger of God”, venti pazzeschi, un evento naturale di forza infinita, capace di cambiare l’aspetto di intere località.  

Ecco, questo è il paragone più calzante per questa Suzuki B-King, un tornado F5, “The Finger of God”, una forza della natura. Sicuramente un’Hayabusa è più veloce ma la carenatura toglie il contatto con il vento, è un’atmosfera più ovattata. Sulla B-King invece la sensazione di potenza e velocità è sempre presente, uno schiaffo che ci accompagna ovunque. Ed il tutto viaggiando sempre diritta come una lama, imperturbabile alle giunzioni dell’asfalto, agli avallamenti.  Con uno sterzo che pur leggero a bassa velocità si mantiene sempre ben fermo anche in piena velocità grazie all’ammortizzatore di sterzo saggiamente montato di serie.

Certo, c’è sempre l’amico che dice che i 180cv del suo 1000 sportivo sono la stessa cosa. No, non sono la stessa cosa. Questo è un motore che spinge da subito, non devo aspettare i 6-7.000rpm per la botta di coppia, questa B-King gira liscia già a 1.500rpm, a 3.000 spinge forte, a 4.000 scarsi sei su una ruota, una ruota sola.  Ma solo se lo vuoi. Altrimenti è un motore dolcissimo, che riprende con vigore dai 1000rpm in sesta, che si può portare a passeggiare sul lago usando solo un paio di marce.

E sul lago faccio un giretto, solita zona, da Lecco a salire verso Colico, un misto stretto ma da percorrere con giudizio soprattutto per il susseguirsi continuo di paesini, incroci, aziende.

In questo misto posso apprezzare l’elasticità di questo motore, praticamente diventa un monomarcia, metti dentro la sesta e la potresti tenere sempre, dai 40 ai 90 km/h, che è meglio non superare per mantenere un corretto margine di sicurezza. In questi frangenti la Suzuki B-King da l’impressione di pesare comunque meno di quei 250kg su strada, danza allegra da una curva all’altra, le sospensioni, forcella e mono Kayaba totalmente regolabili, sono ben sostenute, i trasferimenti di carico in accelerazione e frenata estremamente limitati, la frizione antisaltellamento agevola le scalate repentine e mi diverto a scendere fino alla prima nelle svolte più strette sentendo il posteriore che scivola soave ma in sicurezza.  Anche il freno posteriore su questa moto ha il suo perché e non appare un semplice comprimario.

Mi fiondo da una curva all’altra e pure il pif-paf rimane sempre molto dinamico e veloce pur non raggiungendo la reattività di un moto sportiva di ultima generazione, ma qui si viaggia comunque comodi e rilassati, se si vuole.

Ultimo test della giornata la superstrada con curvoni veloci, diciamo fra i 100 e i 140 km/h: Anche in questo caso l’esito è assolutamente positivo e travolgente: con la terza innestata si è letteralmente catapultati da una curva all’altra, dosando con attenzione il gas si può assaporare il gusto dell’uscita di curva in leggera derapata di potenza, la frenata rimane potente e la moto si accuccia tranquilla in staccata per poi aggredire il rettilineo successivo. Il tutto deve avvenire per gradi, se non si fa attenzione ci si può far male, il tornado non perdona, se non si ha rispetto.